Formaggio con i vermi
Il Casu Marzu il più pregiato al mondo

La Taverna del Pecorino di Matteo Pasquetti

Alla Taverna del Pecorino amiamo raccontare ogni sfaccettatura del mondo formaggio, e il Casu Marzu rappresenta uno dei capitoli più affascinanti e controversi. Definito “il formaggio vivente per eccellenza”, nasce dall’incontro tra un pecorino stagionato e la mosca casearia, che ne trasforma consistenza e aroma tramite le proprie larve. In questa guida approfondiremo la sua origine, il processo artigianale, la sicurezza alimentare e alcune varianti regionali e internazionali, per offrire un quadro completo e autorevole.

casu marzu

Origini del Casu Marzu: dall’errore alla tradizione


La storia del Casu Marzu affonda le radici nella Sardegna rurale, dove un tempo la stagionatura in grotta poteva riservare “sorprese”: mosche attratte dal pecorino lasciavano le proprie uova nella pasta. Con l’attacco larvale, il formaggio si ammorbidiva, sviluppando profumi intensi e un sapore piccante. Invece di scartarlo, i pastori compresero il potenziale gastronomico di quel prodotto eccezionale, trasformando un errore in un’eccellenza.

Il processo di produzione


2.1 Selezione della materia prima
Si parte da un pecorino stagionato minimo 6 mesi, ottenuto da latte crudo ovino di alta qualità. L’affidabilità del latte e la coagulazione naturale sono essenziali per garantire un habitat favorevole alle larve, preservando al contempo l’inocuità del formaggio.

Deposizione delle uova


Le forme vengono posizionate in grotte o locali aerati dove le mosche casearie (Piophila casei) possono deporre le uova. Grazie al controllo artigianale, si regola il tasso di infestazione, evitando temperature troppo elevate o eccessiva umidità.

Sviluppo larvale e maturazione
In 60–90 giorni le larve scavano gallerie nella pasta, trasformandola in una crema morbida. Il picco di maturazione si raggiunge quando la maggior parte delle larve è ancora viva: il formaggio mantiene la giusta acidità e un profilo aromatico bilanciato tra note dolciastre e piccanti.

Controllo qualità e tempi di consumo
Una volta raggiunta la consistenza ideale, il Casu Marzu va consumato immediatamente. Viene servito con pane carasau, foglie di mirto o corbezzolo e abbinato a vini bianchi secchi—elementi che bilanciano l’intensità del formaggio.

Sicurezza alimentare: PAT e percorso verso la DOP


Secondo le normative italiane e europee, un formaggio “infestato” non dovrebbe essere commercializzato. Tuttavia, studi micologici e tossicologici condotti da università sarde hanno dimostrato l’assenza di tossine nocive nella crema larvale. Nel 2016 il Casu Marzu ha ricevuto il riconoscimento PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), e oggi è in corso l’iter per il riconoscimento DOP, che garantirà standard igienici controllati pur preservando la lavorazione artigianale.

Varianti italiane di formaggi con larve


Oltre alla versione sarda, altre regioni italiane vantano formaggi “viventi”:

Saltarello (Friuli-Venezia Giulia): pecorino friulano arricchito da larve di mosca casearia, con sapore più rustico e aromatico.

Bross ch’a Marcia (Piemonte): con larve che penetrano il cuore della massa caseosa, regala un gusto deciso e terreno.

Robiola Nissa (Emilia-Romagna): formaggio misto latte bovino-ovino, tradizionalmente infestato fin dalla fine dell’estate.

Marcetto (Abruzzo): caprino vivo, celebrato in feste patronali, con cremosità e retrogusto leggermente acidulo.

Casu Punt (Molise/Puglia): piccole forme insediate da larve, consumate in occasioni rituali.

Casu du Quagghiu (Calabria): variante calabrese dal sapore pieno e cremoso, apprezzato per la delicatezza della pasta.

Esempi internazionali di “formaggi viventi”
5.1 Milbenkäse – Germania
In Sassonia‐Anhalt si produce il Milbenkäse, stagionato su un letto di acari del formaggio (Tyrolichus casei). Gli acari degradano la crosta, creando un formaggio dal gusto amarognolo e terroso. La produzione è oggi molto limitata, ma mantiene intatto il fascino artigianale.

5.2 Kaçkavalj e contaminazioni balcaniche
In Serbia, Montenegro e Macedonia, il Kaçkavalj può ospitare larve durante la stagionatura rurale. Sebbene non programmato, questo fenomeno ricorda le tecniche antiche che valorizzano il legame tra formaggio e territorio.

Perché il Casu Marzu è un’esperienza unica
Senso di scoperta: superare l’iniziale diffidenza per apprezzare un’aroma complesso.

Patrimonio culturale: un viaggio nella Sardegna più autentica, tra antiche grotte e saperi tramandati.

Consigli per chi vuole sperimentare
Affidati a fonti certificate: cerca produttori con PAT e controlli sanitari.

Degustazione guidata: partecipa a sagre e workshop per seguire la tradizione nel modo corretto.

Abbinamenti: pane carasau, vini bianchi sardi fruttati (Vermentino, Vernaccia di Oristano), erbe aromatiche fresche.

Conclusione
Il Casu Marzu e i formaggi viventi rappresentano una frontiera estrema della gastronomia. Racchiudono storie di errori trasformati in eccellenze, di comunità che hanno saputo valorizzare un prodotto unico. Alla Taverna del Pecorino crediamo che raccontare queste tradizioni aiuti a comprendere la profondità del legame tra formaggio, territorio e cultura.

Superare i pregiudizi e concedersi un assaggio significa entrare in contatto con la parte più autentica dell’Arte Casearia.

Domande frequenti sul Casu Marzu e i formaggi “viventi”


Domande frequenti sul Casu Marzu e i formaggi “viventi”

Il Casu Marzu è davvero sicuro da mangiare?

Sì. Studi tossicologici hanno confermato che le larve si nutrono solo di grassi e non producono tossine nocive. Il riconoscimento PAT ne attesta la tradizione e la sicurezza.

Quando è il periodo migliore per degustarlo?

Da marzo a settembre: nelle stagioni più calde le mosche casearie depongono le uova e le larve maturano fino a rendere la pasta cremosa.

Come va servito il Casu Marzu?

Aperto delicatamente, si mescola la crema con un cucchiaio e si gusta su pane carasau, accompagnato da un vino bianco secco (es. Vermentino o Vernaccia).

Dove posso trovare varianti regionali?

Oltre al Casu Marzu sardo, cerca il Saltarello in Friuli, il Bross ch’a Marcia in Piemonte, il Marcetto in Abruzzo e il Casu du Quagghiu in Calabria.

Il formaggio “vivente” ha figlie internazionali?

Sì: in Germania c’è il Milbenkäse a base di acari, e nei Balcani alcune forme di Kaçkavalj possono ospitare larve non intenzionali durante la stagionatura.